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Testimonianza di Giorgio e Marta Scarpioni al Festival dei Giovani

Nel corso della sessione pomeridiana di lunedì 3 agosto, al Festival dei Giovani hanno testimoniato i coniugi Giorgio e Marta Scarpioni.

 

Dopo la conversione a Medjugorje, essi hanno dedicato parte della loro vita ai bambini più poveri dell’Uganda. Essi sono responsabili di alcuni progetti umanitari, rivolti in particolare a bambini con gravi handicap mentali. Operano all’interno della pastorale giovanile e accolgono giovani da ogni parte del mondo. Giorgio ha sottolineato che, attraverso di loro, il Signore ha compiuto una grande opera. Essi hanno, infatti, aperto una casa missionaria con il sostegno della comunità dei frati minori dell’Uganda.

Giorgio ha anche condiviso con i giovani il racconto di un periodo della sua vita in cui ha vissuto una crisi di fede. “Una brutta esperienza, vissuta molti anni fa, aveva fatto sì che mi allontanassi da Dio.

Avevo perso la fede, ma poi ho trovato un volantino che parlava di un pellegrinaggio a Medjugorje. C’era ancora un posto, ed è così che sono venuto a Medjugorje per la prima volta. Mi sono bastate una Confessione, una Messa ed una Adorazione e poi ho detto a Dio: “Ti ho perso una volta, ma ora ti prometto che non ti voglio perdere mai più!”. Giorgio ha poi aggiunto che la sera di un 2 agosto ha portato Marta sulla Collina delle apparizioni  e le ha chiesto di sposarlo.

“E così abbiamo deciso di camminare insieme e di donare i primi anni del nostro matrimonio alle missioni. Vorrei rivolgervi un invito personale: nella mia vita è successo che una sola porta aperta ha aperto molte altre porte di amore e di misericordia. La nostra missione oggi è a carattere familiare. Vorrei aprire le porte della nostra missione ai giovani e alla coppie di sposi che vogliono venire a fare esperienza del nostro modo di vivere con i poveri e dell’Africa”.

Marta ha testimoniato che, dopo il suo primo pellegrinaggio a Medjugorje, ha sentito che qualcuno l’aveva voluta qui affinché cominciasse un cammino con la Madonna: “Medjugorje ci ha aiutato a maturare il nostro cuore e tutto quello che avevamo vissuto. Se noi non fossimo insieme, questa missione non ci sarebbe. Quando è arrivato il momento in cui abbiamo dovuto dire di sì al progetto che ci era stato offerto da un amico francescano dell’Africa, ricordo che ho vissuto un periodo di grande paura. Per me era difficile rattristare la mia famiglia, lasciare i miei amici e il mio lavoro, che amavo molto poiché già allora lavoravo con bambini con particolari difficoltà. Ma, per grazia di Dio, abbiamo detto di sì”.

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